Pages

"Among the sleep": Com'è grande e cattivo il mondo quando si è piccoli.

Benvenuti in questo nuovo capitolo della rubrica "Videogiochi consigliati", rubrica dove vi consiglierò vari giochi, per lo più poco conosciuti, che sono riusciti ad impressionarmi già dalle prime ore di gioco. Da notare che ogni episodio potrebbe essere diviso in più parti: una parte iniziale dove vi espongo le mie considerazione "a caldo", ed una seconda dove vi espongo le mie considerazioni finali a gioco concluso. In questo modo spero vivamente di riuscire a farvi scoprire qualche titolo interessante.

Quest'oggi parleremo di Among the sleep.

Mi sono avvicinato a questo titolo senza aver letto praticamente nulla e senza aver visto un secondo di gameplay. Tutto ciò che lessi a riguardo fu il soggetto: gioco survival-horror in prima persona il cui protagonista è un bimbo di 2 anni. Questo bastò a farmi avvicinare al titolo.
Dopo poco più di un ora di gioco sono arrivato a recepire alcuni elementi che voglio mettere qua per iscritto per poi riprendere e magari rivedere a gioco completato, insieme ad alcune considerazioni ed interpretazioni della trama che non voglio accennare al momento.
Partiamo dal lato tecnico, abbastanza curato(nulla di esagerato), il cui level design e la fotografia esaltano i mondi onirici e fantastici visti dal punto di vista del bimbo, con colori saturi e subito dopo in toni di grigio, a seconda dello stato emotivo del personaggio.
Il sonoro ha un ruolo estremamente importante nella costruzione dell'angoscia del gioco, per il momento privo di jumpscares(cosa di cui sono estremamente grato). Ci sono dei momenti che mi hanno davvero fatto venire la pelle d'oca(in alcuni momenti la musica si stacca completamente e si sente il solo battito del cuore del protagonista. Raggelante).
Purtroppo qualche problema di ragdoll rende difficile lo spostamento di alcuni oggetti, la cui fisica viene leggermente alterata, ma fortunatamente nulla di estremamente penalizzate. Ho notato inoltre qualche glitch grafico che ancora una volta non disturba eccessivamente l'esperienza di gioco.
Ciò che colpisce è indubbiamente il fatto che il mondo sia visto attraverso gli occhi di un bambino. Tutto è più grande, pesante, minaccioso. Lo spostamento stesso di piccoli oggetti risulta faticoso e la paura si insinua nel giocatore dal momento che i movimenti del personaggio sono lenti, goffi, tremolanti. Sono interessanti e molto immersive alcune meccaniche di gioco quali l'azione di "gattonare", che in un qualsiasi gioco in prima persona equivale a "chinarsi", per essere più lenti e furtivi. Qua al contrario gattonare ci fa muovere più velocemente rimanendo comunque più silenziosi(se volessimo correre in piedi cadremmo dopo qualche passo, siamo dei bambini d'altronde). La presenza della comune torcia di tutti i videogiochi first person è qui sostituita dal nostro compagno d'avventura, Teddy, che schiacciato al petto emette una fievole luce. 
E in Teddy vi è la chiave di lettura grazie alla quale io ho dato una mia temporanea interpretazione al gioco, in cui dovremo affrontare pericoli e minacce in un mondo che va dal reale all'onirico, dal saturo al de-saturo: il videogioco è visto non solo attraverso gli occhi del bambino sul lato prospettico, ma anche percettivo. Probabilmente il fatto che Teddy parli, il fatto che l'armadio della cameretta sia un luogo gigantesco non è altro che la proiezione della mente di un bimbo di 2 anni, piena di immagini fantasiose, distorte, contorte ed esaltate. Ed è qui che sta la grandezza del gioco: non è un semplice titolo fatto per creare angoscia ed ansia, c'è molto di più. Ci sono paure, pensieri, desideri di un bimbo che sta vivendo una situazione drammatica, che manipola e filtra attraverso la tua percezione mentale, ma che noi giocatori riusciamo - amaramente - a cogliere.

Nessun commento:

Posta un commento